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L'impronta di Venezia.
«Se Venessia nò la fussi, Maran sarìssi Venessia...» dice un detto antico,
ora più usato dai forestieri che non dagli stessi maranesi. È un detto che
più che sottolineare gli improponibili paragoni con la Serenissima, sta ad
indicare un modo di essere inequivocabile: tutto a Marano ancora parla e porta
l'impronta di Venezia. Questa impronta può essere vista sotto tre aspetti:
quello urbanistico, quello linguistico e quello sociale.
Aspetto urbanistico.
Pur non esistendo la gloriosa fortezza veneziana, tuttavia il centro storico,
un tempo delimitato dalla stessa, è rimasto nella sua struttura portante,
identico. Guardandolo dall'alto in veduta aerea vi si può ancora scorgere il
triangolo che formava l'agglomerato di case di un tempo, con la punta a sud,
ancora intatta, unico resto delle mura avite.
Il centro storico, che a prima vista potrebbe dare l'impressione di un
ammasso disordinato di case, sorte ad occupare il poco spazio esistente, senza
alcun ordine e piano prestabilito, si rivela invece all'occhio attento, una
perfetta «lisca di pesce» con il dorso portante costituito dalla via
principale, sulla quale danno tutte le calli adiacenti in perfetta simetria e
parallele fra di loro. Il cuore del centro storico è la piazza, detta
popolarmente «granda», dominata dalla superba torre millenaria, dalla quale
fanno capolino i busti di alcuni provveditori del '600, che hanno voluto
lasciare un segno del loro passaggio.
Fanno bello spicco pure il palazzo dei Provveditori, i pozzi ed il resto di
quella che è stata la loggia, centro della vita commerciale ed amministrativa
di quel tempo. La piazza armoniosa nelle sue linee architettoniche, è un
salotto di rara bellezza. Lungo la via Principale, che «ab immemorabili» è
dedicata all'avvenimento più importante ed antico avvenuto a Marano, il
Sinodo, a causa della penuria di spazio e di abitazioni, sono scomparsi i
portici, incorporati nelle case. Durante i lavori di ripristino non è raro
difatti ancor oggi scoprire gli archi e le colonne, sia quelli che davano sulla
via Principale, come quelli che davano sul lato o sulle calli. Questi ultimi
erano più piccoli.
Calli più o meno strette, campielli graziosi e chiacchierecci sono ancor oggi
il segno visibile e l'impronta grandissima, che quasi quattro secoli di
dominio veneto hanno lasciato a Marano.