L'immagine di fondo è tratta dal bollettino parrocchiale di Marano Lagunare "Voce della Laguna", Agosto 2005.
tradizioni religio se / san vito


Si hanno notizie certe di questa devozione dal 1300; infatti i reliquiari del famoso «tesoro di S. Vito», rubato nel 1928, portavano questa scritta: «Dono della comunità di Marano 1362». Dal 1500 in poi, attraverso le delibere che stabilivano l’elezione del «Capitano della Festa», si hanno anche notizie della festa. Una festa esterna che durava più giorni, durante i quali era sospesa ogni attività e che aveva il suo momento centrale nella processione e nella S. Messa, che veniva celebrata nella chiesetta dell’isola omonima. Questa processione veniva fatta con le barche, essendo queste l’unico mezzo per recarsi nell’isola di S. Vito. Fino agli anni sessanta del 1900, la processione seguiva un rituale consacrato da secoli: barche da laguna, preparate a festa con fiori «de tapo», con scritte eseguite in calce inneggianti ai Santi, legate fra di loro, precedevano una barca speciale, addobbata sfarzosamente e recante un baldacchino. Questa barca veniva chiamata la «galleggiante» e su di essa avevano il posto d’onore le statue dei Santi e l’urna cinquecentesca delle reliquie, poi il sacerdote officiante, che di solito era un grosso prelato della diocesi, il clero, i chierichetti, le autorità... Il tutto veniva trainato da due barche a remi, dove i giovani più forti del posto (in seguito i coscritti), davano saggio della loro giovanile baldanza. Durante il tragitto si cantavano le litanie dei Santi, con una melodia particolare, in uso a quanto consta, soltanto a Marano. Dopo lo sbarco sull’isola aveva luogo la celebrazione della S. Messa cantata da tutto il popolo e quindi si riformava la processione, si risaliva nuovamente in barca e sempre cantando si ritornava al molo di Marano, da dove poi si proseguiva a piedi sempre in processione, fino in chiesa parrocchiale.